Liberiamoci dai fascismi. 25 aprile corteo a Fano
MERCOLEDI’ 25 APRILE, FANO,
ORE 09,30, Piazza XX Settembre.
CORTEO CITTADINO, Liberiamoci dai fascismi.
Spazio Autogestito Grizzly Fano, Sisters on the block Fano e U.S.I Fano invitano alla mobilitazione.
Febbraio 2018, Italia. Un prologo, due vicende, un epilogo. Lo sfondo è il nostro paese o meglio la società che lo abita, tanto eterogenea quanto contraddittoria.
I fatti. Il 3 febbraio a Macerata, nella nostra regione, si compie un attentato terrorista di stampo fascista. Il 10 febbraio un corteo di oltre 30 mila persone sfida l’assurdo divieto di manifestare, imposto personalmente dall’(ex) ministro dell’Interno del Pd, Marco Minniti, in risposta al tentato omicidio di sei persone. Tutte africane. Tutte con la pelle nera.
Nei giorni successivi, in tutta Italia, decine di cortei di migliaia di persone bloccano comizi e parate fasciste.
Il prologo, continuo, costante e ben presente, è l’avvicinarsi delle elezioni politiche che i partiti di qualsivoglia colore hanno giocato quasi interamente sul corpo di donne e migranti.
L’epilogo. Il 4 marzo, le elezioni, due vincitori o presunti, uno scenario tutto da verificare e un governo tutto da inventare tra inciuci, patti, accordi, tradimenti o pseudo tali.
25 aprile 2018, Italia. Da 73 anni, ovunque, nel nostro paese, si scende in piazza per ricordare e celebrare la liberazione dal nazi-fascismo. Il ricordo e la celebrazione, molto spesso, hanno reso questa data un rito privo di forza, energia e passione e l’hanno confinata nel museo di una memoria stanca, ripetitiva, imbalsamata.
Di più. Il 25 aprile è diventata la data nella quale è possibile lavarsi la coscienza. Parlare del sacrificio di sangue delle donne e degli uomini che hanno liberato il nostro paese è diventato il rito assolutorio di una buona parte dei politici che ci governano e che contemporaneamente sono responsabili di un vero e proprio revisionismo storico che, con insistenza sempre maggiore, tende a giustificare il fascismo e le sue azioni. Le parole, i gesti, le azioni delle ultime elezioni ci parlano proprio di questo: di una cultura, di un linguaggio, di una volontà politica che accetta prima e legittima poi le pratiche e le ideologie che si richiamano al fascismo.
Un tentativo continuo e costante di “democratizzare” e normalizzare non solo e tanto il fascismo storico, ma i fascismi in tutte le loro declinazioni.
Mentre tutt’attorno aleggia un clima politico di barbarie dove il razzismo ed i fascismi si moltiplicano. Un tentativo continuo di chiudere gli spazi di libertà ed autogestione.
Parliamo di fascismi al plurale perché se il fascismo è quel fenomeno storico che appartiene ad un preciso momento della storia del nostro paese, oggi ci troviamo di fronte a qualcosa che è contemporaneamente molto diverso e molto simile, in Italia come in Europa.
Per prima cosa è necessario individuare e svelare la natura profonda di questi fenomeni. Riconoscere fino in fondo che dietro al richiamo al nazionalismo e al sovranismo del “prima agli italiani” non si nasconde altro che il tentativo di fomentare una guerra tra poveri. I fascismi di oggi, tollerati e incoraggiati da più parti, hanno cambiato pelle e forma, ma non sostanza. I fascisti sono gli utili idioti al servizio di chi ci governa, di chi vuole che tutto rimanga immutato ed immutabile, altro che rivoluzionari come piace loro autodefinirsi!
Essere antifasciste e antifascisti oggi, significa per noi,liberarci dalle condizioni sociali e politiche che fanno delle nostre società una gabbia, in Italia come in Europa. Se da un lato, infatti, abbiamo la retorica della destra, dall’altro ci troviamo di fronte allo scenario dei partiti di pseudo sinistra che negli ultimi anni si sono resi responsabili di politiche di austerità, impoverimento e restrizione delle libertà e dei diritti. Politiche di tagli, licenziamenti, sfruttamento e abbandono che rappresentano l’altro lato della medaglia dei fascismi, i cui ingranaggi si nutrono di paura e precarietà, senso di impotenza e frustrazione. Esattamente gli interessi del capitalismo.
Essere antifasciste e antifascisti significa, ancora oggi, lottare per la libertà, termine troppo spesso abusato, ma che per noi ha un significato molto chiaro e preciso. Costruire libertà, prima di tutto è liberarci dalla violenza di un sistema economico e politico che ci vorrebbe vedere tutte contro tutti, negandoci la possibilità di costruirci un presente e un futuro dignitoso. Studiare, laurearsi, spendere soldi e tempo, per poi non avere nessuno sbocco lavorativo che non siano lavoretti sotto pagati e sfruttati. Distruggere pezzo a pezzo i diritti di chi lavora con riforme che vanno a vantaggio delle aziende e mai delle lavoratrici e dei lavoratori. Smantellare tutto ciò che è pubblico, dalla sanità alla scuola, dall’università al trasporto, tagliando migliaia di posti di lavoro. Fomentare continuamente una guerra tra poveri che ci vuole sempre più divisi, isolati e rancorosi verso chi ha i nostri stessi problemi e mai uniti, fianco a fianco, contro chi quei problemi li crea e li ha creati
Lasciar morire migliaia di persone nel Mediterraneo o sui confini. Tollerare una cultura patriarcale e maschilista che vorrebbe “naturalmente” la donna sottomessa e obbediente all’uomo. Tollerare le centinaia di femminicidi nel nostro paese ogni anno.
Tutto questo non è un elenco di problemi o di questioni, che sicuramente potrebbe continuare, ma sono alcune delle tante facce con cui i fascismi manifestano la propria violenza e tentano di omologare e controllare le nostre vite e i nostri pensieri, oggi come allora, con lo scopo di lasciare immutato un sistema ormai vecchio e obsoleto.
Scendere in piazza il 25 aprile, oggi, significa non lasciare questa data nelle mani di chi vorrebbe farne una celebrazione da museo o di chi è il primo responsabile di politiche che impongono povertà e disuguaglianza. Il corteo del 25 aprile rappresenta la continuità, logica e politica, delle lotte antifasciste che in tutta Italia e nei nostri territori i movimenti portano avanti da anni, quotidianamente. Lotte che tengono insieme il rifiuto radicale di questo modello economico e di ogni forma di autoritarismo, razzismo e sessismo. Oggi nel nostro paese questi comportamenti e queste pulsioni si fanno avanti con forza e la nostra risposta non può che passare anche dalla manifestazione del 25 aprile, per restituire senso e significato, nel nostro presente, all’antifascismo.
Qui siamo sempre stat* e qui continueremo a essere, per costruire percorsi di libertà e autodeterminazione, contro tutti i fascismi, vecchi e nuovi, lampanti o mascherati.